Oggi, 17 gennaio, è il Pizza Day!
Rotonda o quadrata, rossa o bianca, con o senza glutine, al forno o fritta, e chi ne ha più ne metta… oggi, 17 gennaio, si celebra il Pizza Day, la festa istituita nel 2018 dopo il riconoscimento mondiale dell’Arte del Pizzaiolo Napoletano come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO (7 dicembre 2017). Un piatto così iconico e capace di sintetizzare perfettamente il savoir faire e le eccellenze gastronomiche del Made in Italy da meritarsi una vera menzione d’onore sul calendario!
Un po’ di storia
Ma come nasce la Giornata mondiale della pizza? Le sue origini sono innanzitutto legate al culto di Sant’Antonio, protettore dei pompieri, dei panettieri e degli animali, per i cui festeggiamenti religiosi venivano normalmente organizzate celebrazioni significative, come l’accensione dei ceppi, fucaroni o focazzi, grandi falò dalla funzione purificatrice con cui gli abitanti salutavano l’anno appena trascorso, preparandosi ad accogliere quello nuovo. Inoltre, a Napoli, già dai primi anni del secolo scorso, il 17 gennaio era stata istituita la “giornata dei pizzaioli”, che in tale occasione cessavano di lavorare a mezzogiorno per poter trascorrere le ore restanti con la propria famiglia o facendo gite fuoriporta, non molto ricorrenti a causa della mole di lavoro quotidiana e incessante. L’usanza, protrattasi fino alla metà degli anni Venti, è poi andata scomparendo con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Tra tradizione e contemporaneità
La pizza in Italia ha visto negli ultimi anni un’evoluzione epocale. La prima ricetta della pizza come la conosciamo oggi è riportata nel trattato di Francesco De Bourcard in “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti”, datato 1858. L’opera, che descrive le modalità di preparazione della pizza napoletana, arriva perfino a citare la prima pizza Margherita. L’approvazione ufficiale avviene nel 1889, in occasione della visita a Napoli dei sovrani d’Italia re Umberto I e la regina Margherita. Come narra la leggenda, durante la visita della città, i regnanti furono accolti da Raffaele Esposito, il miglior pizzaiolo dell’epoca che realizzò per loro le tre pizze per definizione: la pizza alla Mastunicola (strutto, formaggio, basilico), la pizza alla Marinara (pomodoro, aglio, olio, origano) e la pizza Margherita (pomodoro, olio, mozzarella, origano), realizzata in onore della regina ed i cui colori erano ispirati al tricolore italiano. Ma la vera rivoluzione avviene con la Seconda Guerra Mondiale, a seguito della quale la pizza rompe i confini della Campania per raggiungere il Nord Italia e mondi lontani, come gli Stati Uniti, il Sud America e l’Asia, l’Africa e il Medio Oriente.
Infatti, sono ancora oggi gli statunitensi ad essere i maggiori consumatori di pizza con 13 chili a testa, mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3). I francesi? Quarti a parimerito con i tedeschi, che consumano in media 4,2 chili l’anno. Seguono britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono la classifica.
Grazie ad un’evoluzione costante, la pizza non è solo più quella napoletana. Oggi la pizza è gourmet e caratterizzata da una qualità superiore nella ricerca degli ingredienti e dei condimenti, delle farine, delle lievitazioni e della cottura. Proprio sulla base di questo fervido spirito di riscoperta, il riconoscimento UNESCO dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano ha contribuito a rafforzare il settore, che prima del 2019 vantava un fatturato totale di 15 miliardi, come dimostrato da un’indagine di CNA agroalimentare. Un comparto, quello della pizza che costituisce un motore economico non indifferente in Italia. Come afferma Coldiretti, la pizza rappresenta nel nostro paese una colonna portante di un sistema economico costituto da 127mila locali dove si prepara e si serve, con la Campania è la regione che ha il maggior numero di attività, con il 16% del totale.
La difesa del prodotto italiano autentico
Come emerge a seguito dell’Operazione Margherita Terza di Coldiretti, sono molte le problematiche inerenti la produzione e vendita di pizze, che solo in Italia sono 2 volte su 3 sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. Pertanto, grazie alle azioni compiute nell’ambito di progetti come True Italian Taste e del marchio Ospitalità Italiana, la Camera di Commercio Italiana a Nizza si prodiga da anni per valorizzare il prodotto autentico italiano in Costa Azzurra e in tutta la Francia.
Proprio la primavera 2022 darà il via alle candidature delle Pizzerie Italiane nel Mondo. Infatti, dopo i ristoranti e le gelaterie artigianali viene coinvolto un altro elemento cardine della cucina italiana nella versione più nota della Pizza Napoletana STG, ma anche delle altre rappresentanti di tipicità territoriali che si stanno diffondendo fuori dai confini nazionali tra cui, ad esempio, la “pizza romana” e la pinsa.
Da non dimenticare, Pizza en fête, il festival della pizza organizzato in collaborazione con Masto Pizza e il Comune di Beausoleil sabato 24 luglio 2021, che ha visto sfilare le eccellenze della Costa Azzurra: da Marco Casolla de La Fabbrica di Marco & Il Parasole Toulon con la sua pizza contemporanea, a Valerio & Gennaro Di Vaio de la Chamade Nice & Chamade Lab Beausoleil con la loro pizza al metro, passando per Filippo Morgante de Bobo Bistro & Bijou Plage Cannes con l’innovativa pizza Bio, fino ad arrivare a Simone Desogus de Margherita 1889 Pernes les Fontaines con la sua pizza in teglia.