Le conseguenze della guerra in Ucraina per l’industria agroalimentare italiana
Se il 2021 per il settore agroalimentare si era concluso con il superamento dei 50 miliardi di valore delle esportazioni, il 2022 si è aperto con una forte spinta inflazionistica e preoccupazioni per le difficoltà di approvvigionamento di alcuni beni alimentari
Nell’ultimo mese il conflitto tra Ucraina e Russia ha prodotto, tra le altre cose, delle conseguenze negative sia per l’industria agroalimentare italiana sia per i risparmi dei consumatori.
Già negli ultimi mesi del 2021 il caro energia aveva creato molti disagi per le imprese, che avevano visto crescere i propri costi di produzione. Ora che queste spese sono ulteriormente aumentate, le aziende sono state costrette a importanti sacrifici economici per rimanere all’interno del mercato. In particolare, le imprese agroalimentari hanno bisogno di una grande quantità di energia per la produzione, la conservazione e la trasformazione degli alimenti. L’aumento dei prezzi di benzina e diesel ha portato a una serie di difficoltà logistiche sia per il trasporto delle materie prime che dei prodotti finiti— basti ricordare che più dell’80% delle merci viene trasportato via camion. Oltre all’aumento dei costi di trasporto, le imprese agroalimentari si devono confrontare con le spese relative ai consumi dei trattori e al riscaldamento delle serre, che, con l’aumento dei prezzi di gas e benzina, hanno costretto gli imprenditori a importanti sacrifici economici.
A livello di disponibilità di materie prime, la guerra sta causando forti mancanze di alcuni alimenti e problemi relativi all’intera catena di approvvigionamento. In particolare, a destare forti preoccupazioni sono le forniture di cereali e di olio di girasole. Per comprendere l’importanza di quest’ultimo bisogna ricordare che non è utilizzato solamente per le fritture, ma che si trova alla base della produzione di molti prodotti, come biscotti, conserve, salse, condimenti e sughi. Circa il 60% della produzione mondiale di olio di semi di girasole proviene da Russia e Ucraina, mentre l’Italia importa da Kiev circa 260 milioni di euro per l’olio di semi di girasole, secondo una stima di Coldiretti.
Anche per quanto concerne il mercato dei cerali la situazione merita un approfondimento. In particolare, a essere sotto la lente d’ingrandimento sono il grano tenero e il mais. Russia e Ucraina hanno rispettivamente il 21% e il 10% delle esportazioni mondiali di grano tenero. Nonostante l’Italia ne importi per la maggior parte dai paesi dell’Unione Europea, ha subito l’innalzamento dei prezzi a livello mondiale a causa della minore quantità offerta del prodotto.
Complesso è anche il quadro che si viene a delineare per il mais, per il quale l’Ucraina è tra i principali esportatori a livello mondiale, poiché detiene circa il 15% delle quote a livello mondiale ed è il secondo fornitore dell’Italia. Oltre all’inevitabile aumento del prezzo, a destare le maggiori preoccupazioni sono le interruzioni delle forniture che potrebbero portare a una indisponibilità del mais sul mercato italiano. Per questo motivo sono allo studio diverse ipotesi come la possibilità di importare il mais dai paesi dell’UE che nel 2021 hanno fatti registrare maggiori raccolti, in particolare la Romania. Inoltre, questo cereale è usato nell’alimentazione degli animali da allevamento, e molti allevatori sono stati costretti a sostituire la farina con il fieno a causa dell’indisponibilità del mais.
A livello generale, secondo le analisi condotte dall’Ufficio studi di Federalimentare, la produzione agroalimentare avrà una brusca frenata, poiché aumenterà solo dell’1% a differenza del +6% dell’anno scorso. Anche il comparto dell’export potrebbe avere una crescita tra il 2 e il 3%, dato inferiore al +10,7% fatto registrare nel 2021. A destare le maggiori preoccupazioni è la forte spirale inflazionistica generata dal caro materie prime e dal caro energia, che sta portando le aziende a fare a conti con difficoltà a livello di programmazione e di gestione economica, considerando anche la diminuzione del potere di acquisto dei consumatori
Molte delle previsioni dipendono dall’evoluzione della guerra in Ucraina. Nonostante la situazione sia in continuo sviluppo, è possibile ipotizzare che il livello dei prezzi resti alto ancora per molti mesi. Per questo motivo il governo italiano sta introducendo diverse misure a sostegno dei cittadini: il recente Decreto-Legge del 21 marzo ha introdotto per un mese uno sconto di 30,5 centesimi di euro per ogni litro di benzina e gasolio; invece, con il Dl Ucraina il governo italiano ha stanziato un piano da 195 milioni di euro per il sostegno alla filiera agroalimentare.
Infine, dato che la guerra in Ucraina sta causando problemi per le industrie agroalimentari a livello mondiale, si è riaperto il dibattito all’interno dei vari stati sulla sovranità alimentare e l’autosufficienza. Infatti, molti paesi stanno pensando in futuro di dotarsi di politiche che diminuiscano la dipendenza dalle importazioni di paesi terzi. Per adesso l’Italia e l’Unione Europea stanno alla finestra e osservano gli sviluppo che questi argomenti potrebbero avere a livello internazionale.