La Pandemia non ferma i prodotti Dop e Igp

Il valore complessivo della produzione certificata Dop e Igp agroalimentare e vinicola italiana nel 2020 ha raggiunto i 16,6 miliardi di euro, di cui 7,3 miliardi provengono dal ramo agroalimentare e i restanti 9,3 da comparto del vino.

Questo è quello che emerge dal XIX Rapporto Ismea-Qualivita, presentato lo scorso 14 febbraio alla presenza del ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli. Il dato di questa analisi è molto interessante, poiché, riferendosi al 2020, certifica come questo settore abbia retto in maniera significativa la crisi a seguito della Pandemia, con una diminuzione del volume della produzione attorno al 2% rispetto al 2019. Inoltre, è necessario ricordare che si tratti di un settore che contribuisce per il 19% al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale.

L’impatto del Covid-19 sul settore è stato contenuto grazie agli ottimi risultati fatti registrare dai prodotti ortofrutticoli e cerealicoli (+26,9% rispetto al 2019), da quelli legati alla panetteria e alla pasticceria (+18,1%) e dalle paste alimentari (+17%). Questi risultati hanno fatto da contraltare al -7,8% ottenuto dal comparto dei formaggi, il ramo leader del settore. Nonostante la leggera flessione del 2020, il valore della produzione è cresciuto del 29% dal 2010, mentre i consumi nell’ultimo decennio sono aumentati del 34%, attestandosi a 15,2 miliardi di euro.

Oltre ai dati sopracitati, ottimi risultati si sono riscontrati nelle vendite di prodotti Dop e Igp nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO): il valore delle vendite è aumentato di circa il 6,4% rispetto al 2019. Questo a causa della Pandemia, che certamente ha spinto i cittadini italiani a cambiare le abitudini e a ricercare nuovi canali di vendita. Questa tendenza è confermata dall’andamento dei primi nove mesi del 2021, in cui le vendite dei medesimi prodotti nella GDO hanno fatto registrare un incremento rispetto al 2020.

L’export dei prodotti Dop e Igp nonostante la Pandemia ha fatto segnare gli stessi risultati del 2019, sintomo di una sempre maggiore richiesta dall’estero dei prodotti italiani certificati e di qualità, anche in periodi di difficoltà economica. In particolare, si constata come vi sia stata un’importante crescita dell’esportazione in Unione Europea, mentre è osservabile una diminuzione verso i mercati extra-Ue probabilmente a causa delle difficoltà logistiche.

A livello geografico, per quanto concerne la produzione, notiamo come le regioni del nord Italia guidino la classifica: al primo posto troviamo il Veneto, spinto dalla produzione del Prosecco, al secondo posto vi è l’Emilia-Romagna, seguita da Lombardia e Piemonte. Ottimi risultati si riscontrano anche nell’area del Sud Italia e delle Isole, che fanno registrare una crescita del circa il 7,5%, trainate da Puglia e Sardegna.

Il settore dei prodotti Dop e Igp è dunque un comparto molto solido, che ha saputo fronteggiare nel migliore dei modi le difficoltà legate alla Pandemia. I dati del 2020 dimostrano come la qualità dell’agroalimentare italiano sia sempre più apprezzata e come il consumatore sia attento all’acquisto dei prodotti di qualità. In questo contesto si aggiunge un ulteriore livello di complessità, vale a dire le nuove normative a cui andrà incontro il sistema delle Indicazioni Geografiche a livello europeo. Infatti, con la consultazione pubblica promossa dalla Commissione Europea e la definizione delle priorità da perseguire nel nuovo Regolamento sulle Dop e Igp, verranno messi in rilievo degli elementi decisivi per il futuro del settore, come riconoscere ai consorzi di tutela un ruolo di coordinamento delle filiere e di gestione delle denominazioni. Sarà quindi necessario adattarsi al meglio alle nuove sfide che verranno, mantenendo alta la qualità del prodotto, il vero elemento cardine del successo di questa filiera.

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