Cresce l’export della Galbani, ricavi verso quota 2 miliardi

L’intervista. Ennio Caiolo. Portare avanti il processo di internazionalizzazione sfruttando i canali di Lactalis

Nuovi mercati esteri: “Oggi i francesi consumano 41.000 tonnellate di mozzarella, più di quanto consumino di Camembert”.

Due miliardi di fatturato nel mondo entro il 2022. È questo l’obiettivo che si pone Galbani, marchio storico del settore lattiero-caseario italiano (quest’anno compie 140 anni) che dal 2006 è controllato dalla multinazionale francese Lactalis. Gli investimenti nel settore lattiero-caseario italiano”, spiega Ennio Caiolo, amministratore delegato di Galbani Formaggi, “hanno seguito una strategia di internazionalizzazione attuata negli anni da Lactalis. Qualche anno fa, infatti, le vendite di Lactalis erano concentrate principalmente nel suo Paese d’origine, mentre oggi la Francia rappresenta circa il 20% del fatturato totale di circa 22 miliardi di euro. Lactalis ha puntato sulla crescita organica ed esterna, e negli ultimi dieci anni sono state acquisite diverse aziende (ultimamente Ambrosi), e l’Italia ha giocato un ruolo importante in questo processo con Galbani. Galbani è un’azienda che è cresciuta costantemente da quando è entrata nell’orbita francese e oggi vende 200.000 tonnellate di formaggio: 125.000 in Italia e 75.000 all’estero.

Quali sono state le forze trainanti di questa crescita? L’idea che alcuni prodotti lattiero-caseari tradizionali italiani avessero un grande potenziale di crescita, soprattutto a livello internazionale. Non siamo una multinazionale che standardizza la produzione, ma cerchiamo di valorizzare le specificità locali. Stiamo lavorando sulla segmentazione a diversi livelli. L’idea è quella di far conoscere al mondo intero la mozzarella, la ricotta, il Parmigiano, il Gorgonzola e il Taleggio, per riportare sul mercato locale i vari caseifici regionali che abbiamo rilevato nel corso degli anni.

Una multinazionale francese che promuove il made in Italy? Ci siamo resi conto molto presto che alcuni prodotti italiani, i grandi classici e i prodotti più freschi, potevano avere l’ambizione di svilupparsi in altre parti del mondo. E abbiamo perseguito questo obiettivo mantenendo il know-how in Italia ma utilizzando la forza distributiva del nostro gruppo. Ed è così che abbiamo ottenuto il grande successo del fromage frais italiano in Francia.

Ci può fare qualche esempio? L’esempio più eclatante è quello della mozzarella di mucca e di bufala. Oggi la Francia consuma 41.000 tonnellate di mozzarella, un livello che le ha permesso di superare il Camembert in termini di consumo. La sfida è ora quella di cercare di destagionalizzare le vendite, che si concentrano nei mesi estivi.

Le referenze sono le stesse di quelle vendute in Italia? Ci sono alcune differenze. Ad esempio, abbiamo sviluppato una mozzarella cilindrica da 200 grammi che, tagliata a fette, diventa una perfetta “caprese”. Questo adattamento ha avuto un grande successo. È un aspetto fondamentale per lo sviluppo delle vendite.

In altre parole? All’estero non tutti conoscono il modo giusto di mangiare certi prodotti. La ricotta, ad esempio, ha un grande potenziale, ma dobbiamo spiegare come usarla. I consumatori non sanno se si tratta di un formaggio fresco, di un ingrediente per cucinare o di entrambi. Le ricette sono essenziali. Durante la pandemia, le vendite di mascarpone per il tiramisù sono aumentate vertiginosamente. Una ricetta in cui tutti si cimentano, con risultati diversi, in tutto il mondo. E vediamo un grande potenziale anche per la Crescenza, che però deve superare le difficoltà di conservazione per arrivare sui mercati esteri.

Puntate anche sui formaggi DOP? Abbiamo una forte presenza nei formaggi DOP in Italia e nei formaggi DOC in Francia. Le denominazioni d’origine sono un punto di forza dell’industria alimentare europea. E come Lactalis, la nostra ambizione è quella di presentare la migliore tavola di formaggi al mondo.

Articolo pubblicato su Il Sole 24 ore da Giorgio dell’Orefice il 28 Luglio 2022.

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