Il turismo enogastronomico diventa settore trainante per la ripresa

Dopo due anni di pandemia, il turismo in Italia inizia a ricrescere ma lo fa in maniera diversa rispetto a prima. Molti più visitatori, stranieri e nostrani, sembrano adesso preferire una vacanza che sia, sì per ammirare le bellezze italiane, ma anche per gustarne i prodotti tipici: una vacanza enogastronomica. Seguendo il modello dello sviluppo turistico del settore vitivinicolo, che resta il più amato dai visitatori, molti territori si stanno organizzando per promuovere le eccellenze della tavola, incentivando la creazione di percorsi enogastronomici all’interno di salumifici o caseifici, o ancora in pastifici e altre attività produttive.

I visitatori sembrano apprezzare. Infatti, come riportato dall’Osservatorio Nonisma-Unicredit nel report annuale sul turismo in Italia, dei 28 milioni di visitatori presenti nel nostro paese, uno su tre sceglie la propria destinazione perché attratto dall’offerta enogastronomica del territorio, mentre uno su quattro tende a basare la propria scelta sulla base delle tradizioni del luogo. Di fatto il connubio turismo ed enogastronomia non mai stato così vincente e, secondo diversi esperti di categoria, c’è ancora spazio per una crescita importante.

Non a caso, negli ultimi anni, sono aumentati i consorzi di tutela e aziende associate, segnalando la necessità e l’importanza di una rete virtuosa che faccia promuovere interi territori o regioni. Gli specialisti la chiamano dop economy, ovvero quel settore dell’economia che cresce grazie alla creazione di progetti legati alla tutela e alla promozione di prodotti unici a denominazione Dop o IGP. Nel 2020 secondo Ismea-Qualitativa, la dop economy ha generato 16,6 miliardi di fatturato, dato in crescita se consideriamo gli afflussi turistici. Al Ministero del Turismo conoscono bene questo potenziale, tanto che il Min. Garavaglia ha affermato che è in corso la creazione di un piano strategico per lo sviluppo del turismo agroalimentare in Italia. Diverse parti saranno prese in considerazione: dai consorzi fino alle strutture alberghiere, sono molti gli attori che lavorano alla creazione di un piano unico che possa abbracciare diversi settori, come quello dell’olio extravergine o quello della pesca, fino a quella della produzione dolciaria, prestando particolare attenzione a prodotti strategici come il vino. Grazie alla diversità dei territori e dei prodotti, il settore vitivinicolo ha sempre destato grande interesse per i visitatori. Stando ai dati, l’enoturismo aveva generato solo nel 2019 2,15 miliardi di fatturato e più di 15 milioni di presenze. Dopo la pandemia, i dati sono in crescita, grazie alla volontà dei visitatori di vivere delle esperienze immerse nella natura e fra i vigneti.

Oggi sempre più cantine offrono dei servizi turistici, servizi che variano dalla ristorazione alla scoperta del prodotto fino a soggiorni in cantina. Per molte di queste aziende, gli introiti dai servizi connessi risultano essere fondamentali per la crescita della cantina. Raggiungere questi obbiettivi non è facile e le associazioni di categoria in accordo con i ministri competenti hanno delineato un piano di cinque fasi (promozione, comunicazione, formazione, digitalizzazione e monitoraggio), affinché tutte le aziende si muovano in maniera univoca. Lo sviluppo di questo piano ha portato in Italia il Congresso mondiale dell’enoturismo, un’importante vetrina per l’Italia e per il savoir-faire italiano, riconosciuto come unico nel mondo.

Nella sua attiva di promozione, la Camera di Commercio entra appieno nella rete dello sviluppo del turismo enogastronomico attraverso “True Italian Taste”, il progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale in collaborazione con Assocamerestero. Il progetto, nato qualche anno fa per promuovere le eccellenze italiane autentiche e per combattere il fenomeno dell’Italian Sounding nel mondo, ha portato ad una fitta rete di scambi fra le aziende e i produttori italiani e la Costa Azzurra. Fra le tante azioni, la CCItalienne ha recentemente organizzato una missione di giornalisti che ha coinvolto le eccellenze enogastronomiche del territorio toscano, da Pisa, ad Arezzo, passando per Livorno.

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