L’export italiano vola verso quota 600 miliardi.

Il 2022 segna l’anno recupero per le esportazioni italiane di servizi, trainate dal settore turismo.

L’export resta un grande fattore di resilienza per l’Italia, ma in un contesto globale sempre più mutevole e complesso. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Export di Sace (Servizi Assicurativi del Commercio Estero), secondo cui le esportazioni si confermano prezioso traino dell’economia  italiana ma sono sempre più costose, complici le tensioni internazionali e l’aumento dei prezzi energetici.

Nel 2022 le vendite di beni italiani all’estero sono cresciute del 10,3% in valore ma solo del 2,6% in volumi. A causare il cospiquo aumento del valore delle esportazioni da una parte l’indebolimento dell’euro, che determina il rincaro delle materia prime di importazione e dall’altra l’aumento dei costi dell’energia che – per un Paese come l’Italia importatore netto di materie prime e in generale caratterizzato da un’industria di trasformazione – incide evidentemente sui costi di produzione.

Di contro, l’apprezzamento del dollaro favorisce le esportazioni extra-Ue del Made in Italy, specie negli Stati Uniti e in generale nei “Paesi dell’area dollaro”, rendendo le nostre merci meno care e incentivandone quindi la domanda. Anche l’export di servizi ne può trarre vantaggio, attraverso il canale del turismo dai Paesi non europei in un contesto peraltro favorevole di maggiore affluenza nel nostro Paese.

L’anno prossimo si stima che le tensioni sui costi dovrebbero ridursi e i trend legati ai valori e volumi dell’export di beni si riavvicineranno con una crescita rispettivamente del 5 e del 4 %. Secondo le previsioni, il valore del nostro export raggiungerà i 600 miliardi di euro nel 2023, consentendo all’Italia, ottavo Paese esportatore nel mondo, di mantenere pressocchè invariata la sua quota di mercato pari al 2,7%. L’amministratrice delegata di Sace Alessandra Ricci evidenzia anche come le condizioni della domanda siano ancora relativamente favorevoli a livello globale grazia anche, nel caso specifico, alle risorse messe a disposizione dal programma Next Generation Eu.

Sul fronte dell’export di servizi il 2022 segna finalmente un ritorno ai livelli pre pandemici, con un incremento  del +19,9% (pari a 104 miliardi di euro). L’ascesa è trainata dal comparto del turismo che torna a rappresentare il 9,1% del nostro Pil (1,5 p.p. in meno rispetto al 2019), dopo aver registrato una riduzione significativa della propria incidenza (6,1% nel 2020).

Il numero di prenotazioni aeree in Italia è infatti più che raddoppiato in media tra giugno e agosto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La spesa del viaggiatore straniero in Italia ha registrato un aumeno del +22% nel corso del 2021, sostenuta in particolare dai turisti europei. Nel 2022, a fronte del persistere dei lockdown imposti in Cina si è registrato un numero inferiore di turisti provenienti da Pechino, cui si è sommato il crollo del turismo russo, la cui capacità di spesa si attestava tra le più elevate. Le prospettive di recupero del settore rimangono, tuttavia, positive, favorite anche dal tasso di cambio vantaggioso del dollaro, che sostiene gli acquisti dei turisti americani.

Si stima che il buon andamento proseguirà anche nel 2023 a un ritmo del 9,8% – che permetterà di superare i livelli del 2019 – e nel biennio successivo (+4,4% in media l’anno) quando raggiungerà i 124 miliardi.

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