L’edilizia corre veloce e traina il PIL europeo, l’Italia ne è la locomotiva

Secondo i dati di Euroconstruct, presentati nell’incontro semestrale che si è tenuto la scorsa settimana a Verona, dopo quello di Vienna a giugno, le previsioni aggiornate per le costruzioni europee nel 2021 salgono al 5,6%, superando di quasi due punti i dati di giugno. Seguono Londra (13,4%) e Berlino (-0,7%).

L’Italia guida il rilancio dell’economia europea e, se questa affermazione vale in termini generali per il PIL, è ancor più calzante per quanto concerne il settore delle costruzioni, che, in questa fase, rappresenta il motore principale della crescita europea. Infatti, nel suo 92esimo Rapporto, l’organizzazione, che raggruppa istituti di ricerca del settore dell’edilizia di 19 Paesi europei (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia e Ungheria, e fra gli extra Ue, Gran Bretagna, Norvegia e Svizzera), ha evidenziato come anche in questo settore il 2021 sia un anno molto propizio per l’Italia, che segna una crescita del +15,1%. Con un +13,4% solo la Gran Bretagna tiene il passo italiano, mentre Francia e Spagna fanno rispettivamente +6,7% e +6,5%. Anche in questo settore, come nel resto dell’economia, la Germania vive un anno di difficoltà: addirittura qui è in negativo, -0,7% rispetto al 2020.

La ripresa europea del settore delle costruzioni sorprende gli stessi analisti, rivelandosi più forte di quanto dicessero ancora le previsioni di giugno che si fermavano al 3,8%: ci sono 1,8 punti in più nelle stime appena aggiornate su scala continentale. E anche in questo caso si può vedere come siano proprio i due settori che stanno spingendo maggiormente l’edilizia in Italia – recupero abitativo trainato dal Superbonus e opere pubbliche – a guidare la revisione delle stime europee. Infatti, il «building renovation» sale dal 4,2% di giugno al 6,2% di novembre e in Italia tocca la cifra record di 75 miliardi nel solo rinnovo residenziale (25 miliardi oltre il 2020 e 21 miliardi oltre il 2019), mentre la stima delle opere pubbliche passa da 3,8% a 5,1%. Non da meno l’altro comparto trainante di questa fase, le nuove costruzioni residenziali, che addirittura fanno +7,3% (contro il +5,4% di giugno), mentre la ripresa, che era più timida, si consolida anche per il non residenziale (+2,9% contro il +0,7% di giugno).

Naturalmente, sorprende vedere come in tutte le analisi dei diversi comparti e dei diversi istituti di ricerca, l’Italia abbia recuperato così celermente credibilità: anche nelle nuove costruzioni residenziali e nell’immobiliare, dove l’Italia ha accumulato un notevole ritardo nel decennio scorso, la ripresa viene rappresentata come netta (+14,8%), comunque vicina ai vertici della classifica guidata dai paesi del Nord: Svezia (+19,6%), Gran Bretagna (+17,7%) e Finlandia (+17%) senza dimenticare che la Danimarca, che quest’anno fa +10%, nel 2020 aveva totalizzato un +21%.

Quali sono le prospettive per il 2022?  Dopo questo balzo, la ripresa è prevista assestarsi al +3,6%. A tal proposito, l’Italia (+5,6%) passerà lo scettro all’Irlanda (+8,4%), seguita dalla Spagna (+8%), dall’Ungheria (+7,2%) e dalla Gran Bretagna (+5,9%).

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