Elezioni politiche 2022: i risultati

Il 25 settembre il popolo italiano ha espresso la sua preferenza politica: con una maggioranza del 44% dei voti la vittoria è della destra.

L’Italia ha scelto Fratelli d’Italia, ha scelto una donna, ha scelto una visione e una direzione più conservatrice, invece dell’alternativa democratico e progressista. La coalizione di centrodestra si è assicurata la maggioranza assoluta sia al Senato che alla Camera, coalizione che vede in testa come primo partito, con un netto vantaggio, il partito di Giorgia Meloni.

Secondo i dati ufficiali la coalizione di centrodestra avrebbe raggiunto il 44% di voti, Fratelli d’Italia si è imposto con oltre il 26%, mentre Lega e Forza Italia hanno raggiunto rispettivamente il 9 e 8 per cento. Da queste elezioni, la Lega ne esce estremamente ridimensionata proprio perché non ha raggiunto i risultati desiderati.La coalizione di centrosinistra invece, ha chiuso questa tornata elettorale con il 26% dei voti, un dato al di sotto delle aspettative previste. Il Pd ha raccolto il 19% dei voti, Sinistra italiana e i Verdi hanno superato la soglia di sbarramento del 3% raggiungendo il 3,63%, mentre il partito di Emma Bonino +Europa; non essendosi assicurato la soglia minima con un 2,83%, non entrerà in Parlamento.

Tra i risultati spicca senza dubbio il partito di Giuseppe Conte. Il Movimento 5 Stelle è riuscito a invertire la rotta negativa del 2019 ed è così riuscito ad ottenere il 15,4% dei voti, in particolar modo, esce da queste elezioni come il primo partito nelle regioni del Sud Italia.
Il Terzo Polo, rappresentato dall’alleanza tra i partiti di Carlo Calenda e Matteo Renzi, ottiene il 7,7% dei voti, rimanendo al di sotto del dieci per cento, obiettivo che si erano prefissati prima del voto.

Il dato più importante rimane però quello delle astensioni, le elezioni politiche 2022 si impongono infatti come le meno partecipate dell’Italia Repubblicana, più di un terzo degli italiani ha scelto di non votare. Secondo i dati del Ministero dell’Interno; l’affluenza fatta registrare quest’anno, si è fermata al 64%. Ci si chiede quindi perché e quali sono le motivazioni principali di questa decisione. Si parla di sfiducia nella classe politica, la difficoltà degli studenti e lavoratori fuori sede a tornare nella propria città d’origine a fronte dei costi molto ampi, il poco tempo per votare (si è votato in un’unica giornata), il problema delle proposte elettorali, le quali spesso sono molto simili tra loro, oppure motivazioni legate alle numerose crisi di governo vissute dagli elettori.

Una cosa è certa: c’è un altro grande vincitore: l’astensionismo!

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